Grazie per essere entrati a visitare il mio blog, la stagione 2014 è ormai definita, 2 le gare che ci vedranno impegnati nella prossima stagione. Fisicamente e mentalmente ci prepareremo al meglio ma le spese per affrontare queste sfide sono molte. Mi rendo conto che non è un bel periodo per le aziende e per tutti noi ma basta un piccolo contributo da tanti per realizzare un unico grande sogno. Per info contattatemi via email. Grazie di cuore!

martedì 5 febbraio 2013

La mia Race Across The Alps 2012


La mia Race Across The Alps inzia a Giugno del 2011 quando ho fatto parte della Crew di Omar di Felice, a cui rinnovo ancora i complimenti per la stagione che ha concluso brillantemente quest'anno, insieme ad Alex ora un caro amico conosciuto grazie alla stessa passione che ci accomuna. Già dallo start mi sono innamorato della gara e da quel giorno ogni uscita in bici era acoompagnata da un pensiero fisso.

RACE ACROSS THE ALPS 2012!

In questi mesi, dopo essere diventato papà di una bellissima bimba, mi sono preparato ogni giorno cercando di unire lavoro, allenamenti e soprattutto la famiglia. Non vi nascondo come potrete capire che non è stato affatto facile, il tempo a disposizione per allenamenti e famiglia è stato poco, mi sono allenato la metà di quello che avrei dovuto ma come saprete ora anch’io sono un finischer (il più giovane) della Race Across The Alps. 
Gli allenamenti in questi mesi sono stati duri, intensi e mi hanno fatto lavorare in ogni condizione meteo. Sotto la neve, con la pioggia, sveglie all'alba e durante la notte, esercizi con i fari installati sulla bici, giornate in cui saltavo la pausa pranzo e doppi allenamenti nella stessa giornata. Il tempo in questi mesi non 
passava mai ma avevo un obbiettivo ben preciso davanti. 
Ma veniamo alla gara….giovedì sono partito per Nauders con i miei compagni di avventura che mi hanno accompagnato in gara e ci siamo subito recati in appartamento per lasciare alcune cose. Dopo aver ritirato il numero di gara siamo tornati alla base per cominciare ad organizzare il furgone e le bici. Alle 19.00 il briefing al palazzetto dello sport mi ha proiettato all’interno della gara (anche se tutti parlavano tedesco). Rivedo con piacere Omar e lo vedo subito davvero in forma, vedo i “mostri” dell’edizione 2011 e riconosco alcuni atleti che fanno davvero paura. Li ho avuto un po’ di timore, mi sono chiesto cosa centravo io li in mezzo a tutti quei fenomeni.

La sera dopo aver cenato mi sono incontrato con Plinio, grandioso ultracycler pazzo e la sua crew che mi ha dispensato di alcuni consigli per concludere al meglio la corsa… ore 23.00 siamo di nuovo a casa e mi rendo conto che devo andare a dormire altrimenti pagherò il debito di sonno nella prossima notte. Sarà stata la tensione o l’agitazione o non so cosa ma non chiudo occhio e alle 7.30 sono già sveglio ma stanchissimo, sono preoccupato ma carico e deciso. Dopo la colazione provo a chiudere ancora gli occhi mezz’oretta e questa mi darà la carica giusta per la partenza. Alle 11.00 ci raggiunge mio fratello, 3° componente della crew. Siamo pronti andiamo a Nauders per ritirare il transponder con il sole che mi accompagna nelle prime timide pedalate. 







In prossimità dello start è già iniziata la presentazione dei biker ma io non mi preoccupo, vado a ritirare il gps e poi attendo il via.
E’ il mio turno per la presentazione, mi accompagna un amico di Plinio che traduce per me le domande dello speaker 
Ci siamo…è l’ora della partenza!!!

Ore 12.00 in punto lo speaker annuncia il countdown e via! Partiti. Avendo visto la partenza dello scorso anno ero preoccupato di rimanere solo già dalla cima del Resia ma quest'anno si è partiti più tranquilli e tutti insieme abbiamo raggiunto l’imbocco della salita dello Stelvio a parte il "solito" Lindner che ha provato subito l’attacco.
Sullo Stelvio per fortuna prendo subito il mio passo a riesco a non vedere gli altri che mi superano e che supero, a metà i ragazzi mi informano di andare più piano perché sto andando troppo e infatti sono 2 km avanti alla mia tabella di marcia. Raggiungo la cima dello Stelvio in 2h e 5’, sarei dovuto salire più piano. 

Qui incontro Alex “che piacere vederti amico mio”. Brevissima sosta per vestirmi e mi fiondo in discesa con la MTB, lungo la discesa recupero 2 posizioni grazie ai freni molto più performanti. 





Il gavia inizia subito dopo Bormio, le pendenza non sono severe e la gamba gira bene fino a Santa Caterina. 

Da qui inizia il vero passo e la vera salita. E’ ancora caldo e alle 17.45 circa raggiungo i 2600 metri del Gavia. Mi sforzo di mangiare qualcosa ma lo stomaco comincia a rifiutarsi di collaborare, mi copro bene e mi fiondo sulla nuova distesa asfaltata del Gavia seguito dal furgone che mi illuminerà i tunnel totalmente bui.

Sceso in valle prendo direzione Edolo, la gamba gira benissimo, il morale è alto anche perché la strada scende leggermente. Edolo è un bel paesino caratteristico (almeno dalla piazza che ho visto) peccato non potersi fermare. La salita inizia senza che me ne accorga perché la strada sale al 5-6% per circa 10 km. 
A 3 km dal passo chiedo al team di trovarmi un bar perché devo assolutamente fermarmi, ho i crampi allo stomaco e devo assolutamente andare in bagno. Riparto, lo stomaco sta meglio ma da qui all’arrivo mi dovrò fermare altre 3 volte. In cima al passo i ragazzi mi chiedono di aumentare il passo per raggiungere il n°24 così da poterlo sfruttarlo nella piana verso Tirano e Mazzo. 
La discesa è molto veloce e devo frenare più del dovuto per stare al passo dell’altro ciclista, ma pur facendo fatica resto con lui. In fondo alla discesa mi devo fermare per il passaggio e livello chiuso, approfitto per mangiare un panino al volo e spogliarmi. Il numero 24 sparisce (mah?????) e vengo raggiunto da altri 2 biker. Ripartiamo e metto subito in chiaro che ci dovremmo dare dei cambi regolari per guadagnare del tempo. Non so se i 2 sono mai stati in gruppo ma i cambi vengono dati in maniera completamente sbagliata ma va beh rimango tranquillo fino al piccolo strappo ai -3 da Mazzo dove senza accorgermene rimango da solo. Qui vengo richiamato dal team che mi dice di rallentare ancora ed aspettarli. Arrivati a Mazzo i 2 si fermano per una sosta e qui a bordo strada vedo altri 3 biker di cui 2 capisco subito che si ritireranno vista la condizione in cui erano.



Come da indicazione di Alex comincio il Mortirolo con la bdc e il 34x30 mi aiuta a pedalare più o meno agile per i primi 2 km fino alla sosta per cambio bici e cambio abbigliamento. 







Riparto con la mtb, la gamba gira bene e sono concentrato sulla salita, so che mi aspettano 6 km davvero duri. Durante l’ascesa vengo preso da uno dei ragazzi con cui abbiamo fatto la piana per Tirano e li cominciano i primi pensieri ma provo a non pensarci anche se un omone di 90 kg che sale cosi il Mortirolo mi fa pensare. Visto che San Piero dice il vero troverò lo stesso omone fermo a bordo strada poco più in alto.
A metà salita circa devo fermarmi un'altra volta per problemi intestinali e purtroppo 2 concorrenti mi sorpassano. Dopo essermi ripreso riprendo la salita, i ragazzi mi incitano e dopo circa 1h30 sono in cima al Mortirolo dove raggiungo altri 2 biker e trovo altri 5 concorrenti fermi.
Mi vesto, monto il faretto al volo e riparto verso Monno. Anche qui vorrei andare più forte ma resto con un concorrente sperando che mi aiuti nella piana di Tirano. Quando raggiungo di nuovo Edolo per la secondo Aprica rischio un mega tamponamento ma i riflessi ancora pronti mi fanno evitare l’impatto. L’Aprica è noiosa, specialmente se fatta 2 volte. Alle 24.00 circa sono in cima, mi vesto e comincio la discesa. Qui mi esalto ma in una curva sbaglio completamente l’ingresso e finisco per tutta la curva nell’altra corsia…i ragazzi perdono 1 anno di vita e io per fortuna ne esco illeso. Nella piana verso Tirano resto solo e i miei pensieri vanno al Bernina.
Sono 12 mesi che penso a questa salita dove Omar ero andato in crisi, dovuta anche alle temperature molto più rigide di quest’anno, e non voglio perdere contro questo avversario alto 2300 metri. Alex, grazie alla sua esperienza mi dice di fermarmi al km 7 prima di Poschiavo per la pausa pasta. Sono combattuto, non so se fermarmi o no perché sto salendo davvero bene. Ascolto gli esperti e mi fermo per mangiare qualcosa di caldo e sedermi un attimo. La pausa dura solo 5 minuti, mangio e riparto. Il ritmo e l’umore è alto specialmente dopo 20 km di ascesa quando inizio e vedere 3 corridori davanti a me che riesco a raggiungere ai -2 dalla vetta grazie anche alla carica della musica che avevo preparato per la notte. Sono felicissimo, sono in cima al Bernina, uno dei traguardi psicologici per me è questo. Sono qui sto abbastanza bene e sono pronto per l’Albula. 








Riparto vestito con il completo invernale, giaccone e guantoni.










A metà discesa purtroppo devo fermarmi, inizia a piovere e non voglio rischiare di bagnarmi. Indosso il completo antipioggia che si rivelerà spettacolare e che terrò fino a LaPunt dove inizia la salita per l’Albula e dove smette di piovere.
Inizio la salita con la mtb è quasi l’alba, sono stanco e voglio smettere! Una delle crisi più forti della gara è arrivata qui e mi è stata “vicina” per tutto il passo. I dolori alla schiena erano fortissimi e la gamba mi stava abbandonando. Mi chiudo nel silenzio, tra me e me e piano piano conquisto anche questo passo over 2000. 

Per la discesa tengo la mtb visto il terreno molto sconnesso, mossa che si rivelerà azzeccata. Il secondo spauracchio era la “pianura” che porta in direzione Davos e verso il Fluela. Sono 600 metri di dislivello fra Sali e scendi infiniti, noiosi che ti tagliano le gambe. Qui entro in un'altra crisi, la più grande della corsa che a Davos mi fa fermare per circa 20’ e che ha messo a dura prova il team convincendomi a ripartire, che non avevo senso ritirarsi qui, mancavano “solo” 120 km e 4 passi tra cui Fleula e Umbrail!!!. 
Non ne volevo più sapere nulla, mi faceva male qualsiasi cosa e volevo smettere di pedalare. In pianura prima di Davos non ero riuscito a tenere la ruota di 2 biker della corsa, 1 dei quali era il ragazzo “rientrato” sul Mortirolo bello fresco. 


Qui le 4 persone che mi hanno seguito sono state grandiose e forse sono state la chiave della riuscita della corsa. Convinvendomi a provare ancora una salita riparto, ho bisogno di mangiare ma non ci riesco. Il Fluela fatto da fresco sarebbe proprio un bel passo ma in queste condizioni è stata una vera tortura. Non volevo più sapere nulla (da li ho staccato il Polar), sentire nulla pedalavo metro dopo metro senza guardare in cima. Non so dopo quanto tempo sono arrivato in cima ma alle 9 e 50 anche il Fluela era conquistato. 

Ho ancora 10 ore di tempo per arrivare a Nauders e mi manca l’Ofenpass, Umbrail e Resia…
Mi sforzo di mangiare un panino ma non ne posso più! Scendo in fretta (a dire il vero non ricordo nulla della discesa, sono arrivato in fondo addormentandomi 2 volte ma per fortuna è andato tutto bene. Appena terminata la discesa ho avvertito di quello che mi era successo e ho chiesto di controllarmi un po’ di più da li all’arrivo specialmente in discesa. Tra la fine del Fluela e l’inizio dell’Ofenpass ci sono circa 5 km nei quali ho cominciato a capire che forse ce l’avrei fatta, magari sullo scadere del tempo limite ma ce l’avrei fatta!!!
Arrivato a Zernez ho un flash di lucidità e mi ricordo che l’Ofen è un passo davvero facile se si esclude la prima e l’ultima rampa di 2 km. Salgo regolare (anzi salgo come riesco), comincia a fare caldo e piano piano mi spoglio.

Il morale comincia a salire ma a metà passo devo fermarmi un'altra volta, lo stomaco mi da forfait un’altra volta e sono obbligato ad un'altra sosta. 10’ minuti e sono in sella fiducioso che ormai in qualsiasi modo avrei concluso la corsa. In cima mi metto una maglia manica lunga, butto giù mezzo panino e mi fiondo in discesa cercando di restare concentrato e soprattutto di non addormentarmi. La discesa è veloce e in circa 20’ minuti sono a Santa Maria.

Inizia l’inferno. So che sarà dura, ho da fare più di 1000 metri di dislivello in 16 km fino allo Stelvio ma è l’ultimo vero passo. Dopo circa 1 km mi fermo, non riesco più a pedalare (pur avendo la mtb) le gambe girano a scatti e la schiena è a pezzi. Voglio ritirarmi, la salita è interminabile e a darmi ancora più fastidio ci sono una miriade di trattori d’epoca che stanno scendendo creando uno smog allucinante! 

Decido di ricambiare bici e con il 34x30 a 60 rpm dopo 2h e 30’ arrivo in cima allo Stelvio. Ad aspettarmi in cima mia sorella, non riesco nemmeno a sorridere, sono felice di vederla ma questo non è il momento di sorridere anche se ormai posso dire di avercela fatta.
Mancano 4 ore al tempo limite e ormai è fatta.

Mi vesto invernale anche se c’erano più di 20° e con la mtb comincio la discesa. Un componente del team mi segue in bici stando attento a quello che faccio. Non ci crederete ma dopo 5 tornanti mi fermo e chiedo ai ragazzi di salire sul furgone. Non riesco a tenere il manubrio, i polsi mi fanno troppo male e davanti a me ci sono 24 km di tornanti fino a Gomagoi!!! Per l’ennesima volta vengo convinto di ripartire piano piano, il tempo c’è e che qui veramente non ha senso ritirarmi. Prendo coraggio e piano piano arrivo a Prato allo Stelvio. Mi fermo per svestirmi, non so se per la quota o per cosa per un attimo non ci ho più visto, le gambe erano inesistenti e devo sdraiarmi. Mi passano da mangiare ma solo a vedere il panino mi viene da vomito… 

Lo so è assurdo volersi fermare qui ma stavo malissimo e comunico al team che devo riposare altrimenti non sarei mai ripartito. Dopo l’ennesima sosta per problemi riparto, non prima di aver preso un anti dolorifico. Le gambe all’inizio non riescono a girare nel vero senso della parola ma nel giro di 5’ appena il medicinale entra in circolo la storia cambia. Sarà stata anche la gioia del pensare all’arrivo ma scalo il Resia come se fossi appena partito (o quasi)


I tre tornantoni sono fatti, le pale eoliche sono a pochi metri da me e il lago di Resia si apre in tutta la sua grandezza. Il team mi incita, sono incredulo, sono anche io un finisher della Race Across The Alps!!! Soo una discesa mi separa da Nauders…vedo il cartello entro nel parcheggio e ad aspettarmi il team e il sign. Gernot che mi consegna il trofeo dopo avermi fatto i complimenti. 



Sono incredulo, non mi rendo ancora conto probabilmente di quello che sono, anzi che siamo riusciti a fare!!! Ho pedalato per 532 km, superando 12 passi alpini per un totale di oltre 13000 metri di dislivello in 31h e 20’ totali. 


Un grazie speciale va al team, ad Alex che mi ha descritto km dopo km quello che mi aspettava e a cercato in tutti i modi di accelerare i tempi morti, a Tullio grande meccanico e amico che mi ha accompagnato lungo lo Stelvio, grazie a Gianluca che pur non conoscendo molto del mondo del ciclismo si è prestato benissimo cavandosela alla grande in ogni evenienza e grazie a mio fratello che mi ha dato quel supporto che solo un familiare ti può dare!!! Grazie alle mie donne che a casa hanno fatto il tifo per me e per 7 mesi mi hanno sopportato!!! Grazie agli amici del bdc forum, in particolare Saverio, Vincenzo e Andrea che mi hanno accompagnato in questi mesi di preparazione e che nel corso di questi pochi anni mi hanno fatto amare questo bellissimo sport portandomi a distanza fino a pochi anni fa impensabili (mi ricordo il mio primo giro con voi in val d’Adige). Grazie a Roberto il mio preparatore senza il quale non avrei portato a termine il mio sogno! Grazie a tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti, nessuno compreso io credeva che io fossi arrivato all’arrivo ma con una giusta preparazione (non esagerata se pensate che alla partenza avevo solamente 5000 km), un team perfetto (indispensabile) e con tanta grinta e determinazione la RATA è fattibile. Una pagina della mia vita è stata scritta…speriamo che sia la prima di un lungo libro…

Grazie a tutti di cuore!!!



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